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Le sliding doors di Roma (tra Recovery e Green deal) per non perdere il treno

By 15 Gennaio 2021 No Comments

Le sliding doors di Roma (tra Recovery e Green deal) per non perdere il treno

“Al direttore – Si è fatto e si sta facendo un gran baccano, e giustamente, sul ritardo del governo a comporre il piano di investimenti necessario per accedere ai miliardi del Recovery Fund – o meglio Next Generation EU – proprio a sottolineare che si deve guardare avanti. Il senso di urgenza è esasperato dalle condizioni in cui è messa l’Italia, per uscire dalle quali quei 209 miliardi servono come il pane. Domanda: perché lo stesso tema, se riferito a Roma, non riscuote gli stessi allarmi, dibattiti, reazioni, addirittura venti di crisi, che invece scatena a livello nazionale? Perché è vero che Roma ha bisogno di un’infinità di piccole rivoluzioni, molte delle quali a livello pratico e di ordinaria manutenzione. Ma destino vuole che ora avremmo la possibilità di recuperare terreno, raggiungere, forse sorpassare le altre capitali europee diventando un modello di “città del futuro”: intelligente e a emissioni zero. E per farlo, potremmo utilizzare miliardi messi a disposizione dall’Europa. Il treno da prendere, infatti – succede spesso negli ultimi tempi – è il programma europeo “Mission on Climate Neutral and Smart Cities”, che entro il 2030 vuole sperimentare e realizzare in almeno cento città europee i modelli di sostenibilità capaci di “guida – re l’Europa verso la piena attuazione del Green Deal e per l’azzeramento delle emissioni”. Cosa dovremmo fare per non lasciarci scappare quest’opportunità? Visto che i soldi arriverebbero dai fondi del Green Deal e del Next Generation EU, Roma dovrebbe presentare iniziative e progetti all’altezza della missione per essere inserita tra le cento città. I progetti dovrebbero essere finalizzati da un lato al censimento e monitoraggio delle emissioni in tutti i settori, e dall’altro alla gestione efficiente e a basse emissioni di tutte le infrastrutture e dei servizi, con la realizzazione di un sistema urbano di economia circolare attraverso il recupero e riciclo di materia ed energia dai rifiuti, la gestione integrata e intelligente delle risorse idriche, la restituzione dei suoli ai flussi naturali del ciclo del carbonio con la riduzione delle zone impermeabilizzate e l’ampliamento delle zone verdi, l’impiego “intelligente” dell’energia negli edifici pubblici e nell’il – luminazione, la progressiva eliminazione del traffico privato dentro le mura aureliane con la realizzazione di una rete di parcheggi scambiatori serviti da bus elettrici “a chiamata”, la diffusione di smart grids alimentate da fonti rinnovabili per fornire elettricità a scuole, università, ospedali, centri commerciali. Roma è anche il Tevere e il mare, e la riqualificazione sia del letto e delle sponde del Tevere sia del litorale sono progetti chiave non solo per la bellezza della città, ma anche per la protezione dagli effetti degli eventi climatici estremi. Roma è anche il più grande “giacimento culturale” urba – no del pianeta: va usato in modo intelligente per conservarlo e conoscerlo. Potremmo pensare a un museo di realtà virtuale “Ro – ma 3000” per accompagnare i visitatori nelle epoche di Roma, i cui sedimenti sono testimoniati dall’immenso museo all’aper – to nel quale è immersa la città. La realizzazione di una piattaforma, “Roma Unica”, potrebbe essere lo strumento per prenotare e regolare eventi, visite guidate e più in generale gli accessi alla città da parte di milioni di turisti. Questo “pacchetto” di progetti è realistico perché sono disponibili le competenze e le tecnologie necessarie, ma richiede visione e capacità di realizzazione integrate con la partecipazione attiva della società civile alla trasformazione della città. Qui sta la sfida. Prendendoci l’impegno, nero su bianco, attraverso un “climate city contract”. E uno si chiede: ma qualcuno se n’è accorto del treno che sta passando? Sembra di no: a parte il Piano Roma Smart City, che dicono sarà pronto a breve ma che stiamo aspettando dal 2016, dalle istituzioni locali poco o niente abbiamo sentito, mentre la politica pensa ai candidati per le prossime elezioni e non offre proposte alla città. Nel 1998 uscì il film Sliding Doors: ebbe un tale successo da diventare un’espres – sione per indicare un momento particolare in cui una piccola scelta può cambiare il corso della vita. Nel film le sliding doors, le porte scorrevoli, erano quelle della metro di Londra: la scelta se attraversarle o meno in un preciso istante era destinata a cambiare la vita del personaggio interpretato da Gwyneth Paltrow.Ventitrè anni dopo anche Roma ha il suo “momento Sliding Doors”: può decidere di continuare a sprofondare nella crisi pratica ed esistenziale in cui sta scivolando da anni o può scegliere di reagire e prendere questo treno messo sui binari dall’Europa, per tornare a essere di nuovo protagonista. Alessandro Geraldini”

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