
Il nuovo sindaco e la Capitale del 2030: come investire le risorse
di Edoardo Segantini
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L’approvazione alla Camera di un ordine del giorno bipartisan per attribuire a Roma fondi speciali è una buona notizia, che si tradurrà in azioni concrete soltanto se verranno elaborati progetti in grado di incidere. I candidati dovrebbero spiegare quali
Il 2021 si apre, per Roma, con una buona notizia: l’approvazione bipartisan di un ordine del giorno della Camera che prevede risorse speciali per la Capitale. Ma è una buona notizia potenziale, che si tradurrà in fatti concreti soltanto se ci sarà la capacità politica di presentare i giusti progetti per il Recovery Fund. Cioè se si useranno bene i soldi: non per accontentare questa o quell’altra richiesta ma per progettare il futuro della città. Questo dovrebbe essere, e speriamo che sia, il centro del confronto politico che sfocerà nell’elezione del nuovo sindaco o della nuova sindaca. Molte buone idee arrivano dall’associazionismo e dal volontariato, cioè dalla cosiddetta «società civile». Una di queste associazioni – Partecipa Roma – propone ad esempio che la Capitale si candidi a fare parte del progetto europeo sulle «città del futuro» e, a questo scopo, presenti iniziative coerenti con le condizioni poste dal Next Generation Eu: innovazione tecnologica, ecologia, sostenibilità.
Sembrano sogni, se si pensa alle priorità elementari della Roma di oggi: strade pulite e bus che non prendano fuoco. Ma sono le prospettive su cui si sta preparando il futuro dell’Europa. Facciamo qualche esempio di «Roma 2030»: progressiva estensione delle auto elettriche entro le Mura Aureliane, censimento delle emissioni attraverso sensori e monitoraggio sistematico, gestione integrata dei big data, riqualificazione delle sponde del Tevere.
Tra gli altri esempi per «Roma 2030», il risanamento ambientale del litorale romano, rilancio del patrimonio culturale in chiave digitale, come già si sta in parte facendo.
Ci si può chiedere: perché l’intelligenza, i contenuti, l’entusiasmo di queste associazioni non si trasferiscono alla politica? Un po’ perché la politica è vista non come una strada, ma come un pantano da cui tenersi lontani. Un po’ perché queste associazioni che rappresentano casi di dedizione al bene comune sono più le eccezioni che la regola.
A Roma serve un sindaco o una sindaca che abbia la capacità e il coraggio di riorganizzare l’amministrazione municipale, di mobilitare le intelligenze migliori e di affrontare le molte emergenze – dal disastro dell’Atac a quello dell’Ama – prendendo anche misure impopolari. Non tutti i candidati sono ancora usciti dal mazzo di carte della politica. Ma qualcosa si sa. Di Virginia Raggi i romani ormai conoscono qualità e limiti. Altri possibili aspiranti sindaci non sono ancora passati alla prova del Campidoglio ma hanno alle spalle esperienze importanti come ministri (Carlo Calenda) o come gestori di emergenze (Guido Bertolaso). Ognuno di loro dovrebbe spiegare come vorrebbe fossero spese le nuove risorse per il futuro di Roma.
- Fonte: corriere.it
- Link articolo: roma.corriere.it